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domenica 20 maggio 2018

MVPiccolo, grande Luka


Signore e signori, il premio di  Most Valuable Player delle Final Four dell'Eurolega ha un nuovo youngest winner: Luka Doncic, classe 1999, è infatti il più giovane MVP della massima competizione europea per club, avendo battuto il record di Milos Teodosic, premiato nel 2010 a 23 anni. Meritatamente, viste le cifre registrate dallo sloveno nella Finale vinta dal suo Real Madrid contro il Fenerbache di Melli e Datome.



Prima della sfida contro il Fener, Luka from Lubiana aveva dichiarato: "Sarebbe molto bello salutare Madrid dopo aver vinto la decima". Detto, fatto: 85-80 per i blancos e missione compiuta. Per lui, una prova da veterano in una squadra piena di veterani veri. Pochi fronzoli e l'ennesima epifania di un talento purissimo: secondo scorer del Real, dietro Causeur (17 punti), primo per assist e tiri presi (3/8 dal campo, 8/10 ai liberi). Questo è il video-resoconto della partita di "Wonder Boy":




In una parola: leader. A 19 anni, da predestinato. Non può essere altro, uno che chiude così la post-season, dopo essere stato eletto MVP di quella regolare. Dopo essere stato inserito nel Primo Quintetto della competizione, assieme a gente del calibro di Nando De Colo, Jan Vesely, Nick Calathes e Tornike Shengelia. Dopo aver vinto, in back-to-back, il second Rising Star del torneo. Dopo essere passato in appena 3 anni dall'MVP del Basketball Next Generation Tournament, l'Eurolega dei giovani, all'equivalente trofeo dei "grandi".
Non può che essere un predestinato, Luka, che in estate ha contribuito alla storica vittoria da parte della nazionale slovena del titolo europeo e poi ha ottenuto il trionfo continentale anche con il suo club. Un trofeo che conferma la dimensione continentale del suo imbarazzante talento. Uno spessore internazionale che travalica i confini spagnoli, al cui interno ha comunque già dimostrato il suo valore. Il suo palmares, infatti, include già anche 2 Campionati spagnoli e 2 Coppe del Re. Pazzesco.

Un predestinato, dunque, con la NBA nel suo futuro. Probabilmente già in quello imminente, come si confà a un prospetto del genere. Molti Mock Draft, infatti, lo inseriscono nella top 3 del prossimo giro di chiamate. Alcuni addirittura lo indicano come favorito ad essere la first pick, poiché dal prossimo anno i Phoenix Suns, squadra detentrice della prima scelta, saranno allenati da Igor Kokoskov. Il serbo, coach di Luka nella nazionale slovena, farebbe carte false per averlo in Arizona. Tuttavia, appare difficile che i Suns si privino di DeAndre Ayton, centrone dinamico e potente, idolo di casa.

Ad ogni modo, qualunque squadra sceglierà Luka, farà un grosso colpo. Uno di quelli destinati a stupire gli scettici che al di là dell'Oceano non mancano mai di dubitare dei talenti provenienti dall'Europa. Cestisticamente maturo, duttile e già vincente, Luka Doncic non ha nessuna intenzione di smettere di crescere.

P.s. Oltre al premio di MVP, Most Valuable Player, il ragazzo meriterebbe quello di MVM, Most Valuable Mom. Anche la signora Mirjam Poterbin, ex modella e danzatrice, merita parecchi applausi.

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sabato 19 maggio 2018

#UN1CO

Illustrazione di Massimiliano Aurelio
Dopo 656 partite, di cui il 47.4% chiuse senza subire reti, Gigi Buffon ha salutato la Juventus. Basterebbe questa breve frase, corredata da due dati spiccioli quanto rilevanti, a sconvolgere l'imperturbabile quiete di Zenone di Cizio. Sì, perché non stiamo parlando di un congedo qualunque. Stiamo parlando dell'addio/arrivederci di un Capitano alla maglia che per ben 17 stagioni ha vestito con orgoglio, dedidizione e, soprattutto, amore.

L'uomo Gigi ha indossato i colori bianconeri per la prima volta quando ancora era un ragazzotto esuberante. Li ha onorati, facendoli pelle sua, fino ad oggi che è un 40enne padre di famiglia con la barba brizzolata. Con loro addosso ha vinto:

- 9 volte (+2) lo scudetto
- 4 volte la Coppa Italia
- 6 volte la Supercoppa Italiana
last but not least, una volta il Campionato di Serie B.

E pazienza se la Champions continua a sfuggire. Il suo palmares rimane elitario, impreziosito com'è da una lista di record personali che, oltre a dargli la patente di dignità bianconera, gli garantiscono un posto nell'Antologia del Calcio.

Gigi Buffon è, infatti, il giocatore della Juventus con:

- Più minuti giocati in Serie A, già dal marzo 2017
- Più minuti giocati in tutte le competizioni, già da ottobre 2015
- Più presenze in Champions League: 115 (che, sommate alle 10 col Parma, fanno di lui il secondo giocatore italiano nella storia della competizione, dietro Maldini a 139)
- Più presenze nella Supercoppa Italiana: 8
- Più campionati di Seria vinti: 9
- Più trofei vinti in assoluto: 19 (esclusi i due scudetti dell'era Capello)
- Più partite consecutive senza subire goal: 10 (record della Serie A)
- Più minuti consecutivi senza subire goal: 974 (altro record della Serie A)

Insomma, oggi si chiude un sodalizio letteralmente storico. Un legame che ha generato una carriera incredibile, lunga e costellata di successi. Un viaggio che ha arricchito gli annali, scrivendo pagine destinate a rimanere nella memoria di tutti gli appassionati di calcio, e non solo dei tifosi juventini.

Quest'ultimi, però, non dimenticheranno facilmente la storia d'amore che ha visto quel giovane di belle speranze sposare la causa bianconera e donarle tutto il suo infinito talento fino all'ingresso negli 'anta. Buffon per gli juventini nati negli '80, nei '90 e nei '00 è stato davvero speciale.

Probabilmente non è ancora giunto il momento del difinitivo addio al calcio giocato. Quasi certamente, però, il Calcio Italiano saluta oggi uno dei più fulgidi simboli della sua storia recente. L'enfant prodige diventato veterano intramontabile. IL portiere, per antonomasia: il numero 1 dei numeri 1.

Grazie, Gigi. Grazie davvero.


#DAM

giovedì 17 maggio 2018

I grandi numeri del Piccolo Diavolo

Quella di ieri contro il Marsiglia potrebbe essere stata la penultima partita di Antoine Griezmann con la maglia dell'Atletico Madrid. La maglia che l'ha reso grande. La maglia che "le Petit Diable" ha voluto onorare in una serata molto importante: la Finale di Europa League 2018. Dopo le due sconfitte patite in Champions nel 2014 e nel 2016 per mano dei cugini blancos, i tifosi dei colchoneros aspettavano infatti un trionfo europeo.

Antoine, contrariamente a quanto avvenuto nel 2016, quando sbagliò un calcio di rigore, non li ha delusi. Ci teneva, vista l'aria d'addio che tira. E ci ha messo poco ieri a fare capire ai sostenitori dell'Atletico che aveva intenzione di azzannare la partita e regalare loro una gioia europea, dopo quelle vissute nel 2010 e nel 2012

Al primo tocco nell'area avversaria è successo questo:


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Al secondo tocco nell'area avversaria, questo:
 


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Così, dopo 49 minuti e appena due palloni giocati nella "zona calda" marsigliese, Griezmann aveva già segnato una doppietta. Una media da gran realizzatore, da killer d'area di rigore quale teoricamente non dovrebbe essere uno con un fisichino da 175 centimetri e 67 kilogrammi, ma quale è diventato negli anni.

Grizou ha ucciso la Finale di Europa League, vincendo finalmente un trofeo continentale. Finalmente perché dal 2014 ad oggi ne aveva già persi tre all'ultimo atto, tra club e nazionale. Una mezza maledizione superata nella stagione della maturità. A 27 anni compiuti, il promesso sposo del Barça, quest'anno ha avuto uno score davvero invidiabile:

- 19 goal e 9 assist in 31 match di Liga
- 2 goal e 2 assist in 6 partite di Champions
- 6 goal e 4 assist in 8 gare di Europa League
- 2 goal in 3 incontri di Coppa del Re


Il totale recita: 29 goal e 15 assist in 48 presenze stagionali. Una contribuzione incredibile di quasi una rete a partita di media e, soprattutto, pari al 46.8% delle 94 reti realizzate da tutto l'Atletico. Numeri perfino migliori di quelli già notevoli delle annate precedenti in maglia rojiblanca.


Al momento, la sua esperienza a Madrid conta 112 goal e 37 assist in 208 partite. Un bottino che, rapportato alle 384 reti messe a segno dalla squadra di Simeone nell'ultimo quadriennio, dà a Griezmann una contribuzione realizzativa del 29.1%, riguardo ai goal, che arriva al 38.8% se si aggiungono gli assist. Praticamente, su 10 marcature realizzate dall'Atletico dalla stagione 2014/15 a ora, circa 3 portano la firma di Griezmann e una quarta è stata da lui assistita.

Un rendimento che giustifica i 100 milioni che il Barcellona è pronto a sborsare per la sua clausola rescissoria, che da luglio 2018 scenderà dai 200 attuali a tale cifra. Un affare che in Spagna considerano già fatto (anche se lui lo ha negato) e che ha ricevuto persino l'approvazione di Suarez e la benedizione di Simeone.


E 100 milioni per un giocatore del genere sono un prezzo ottimo, considerando il costo dei cartellini nelle ultime finestre di mercato. Si tratta di un vero affare se si pensa che, aggiungendo Griezmann a Messi e Suarez, i catalani avrebbero in rosa 3 dei migliori 5 bomber e 3 dei migliori 5 assist-man della Liga 2017/18. Un trio di realizzatori altruisti. Una sorta di rivisitazione del terzetto Athos-Porthos-Aramis. I tre moschettieri del goal, pronti a partire all'assalto delle porte rivali al grido di "Uno per tutti, tutti per uno".

E occhio al Mondiale di Russia: all'Europeo 2016 Griezmann vinse il titolo di capocannoniere (6 reti) e venne eletto Miglior Giocatore del torneo, ma si arrese in finale al Portogallo di Ronaldo. Se quest'anno riuscisse a portare al trionfo i Blues, prenderebbe quota la sua candidatura per un premio individuale ben più importante: quel Pallone d'Oro che manca a un giocatore francese dal 1998, quando a vincerlo fu Zinedine Zidane. 

Stiamo a vedere se i grandi numeri de le Petit Diable sono destinati a crescere ancora.

#DAM

lunedì 7 maggio 2018

DC come

Chi legge questo blog (ma sul serio non avete di meglio da fare?) sa bene che al sottoscritto piacciono tanto i giochi di parole. E allora: DC Comics? No, DC Come!


DC come l'uomo del momento, Douglas Costa. Oppure come alcune cose che lo riguardano, tipo:

DC come Dribbling Clamorosi. Fino ad ora, nelle 39 presenze da lui collezionate tra Serie A e Champions League, Douglas Costa ha realizzato il 79.9% dei dribbling tentati. Per l'esattezza, ha saltato l'avversario in 139 delle 174 volte che ci ha provato. Il brasiliano è il giocatore che in Serie A ne realizza di più a partita (3.4) e la sua autorevolezza in materia è nota anche sul panorama internazionale. 

Infatti, in Champions, nonostante abbia "appena" l'ottava media per gara, è secondo solo a Neymar nel totale dei dribbling riusciti: 40 su 46 tentati, per uno strepitoso 87% di realizzazione. Il grafico a dispersione sottostante mostra come DC sia il giocatore più vicino al vertice in alto a destra, ovvero alla perfezione quanti-qualitativa in materia di dribbling.



Qui sotto, invece, un video contenente alcuni pregevoli esempi dell'incredibile abilità di sgusciare via di Douglas Costa.


 
DC come Deliziose Combinazioni. Con i due assist al bacio messi a segno contro il Bologna, Douglas è arrivato a quota 12 in campionato. La doppia cifra è di per sè un ottimo traguardo, ma acquista ancor più rilevanza se i servizi decisivi ai compagni arrivano ogni 142 minuti. Infatti, il brasiliano ha trascorso appena 1.704 minuti complessivi sui prati della Serie A, guadagnandosi una media davvero invidiabile. Solo James Rodriguez (1.537 minuti disputati in Bundes e 11 assist realizzati) ha un minutaggio inferiore tra coloro che sono arrivati in doppia cifra nei principali campionati europei.

Qui sotto un esempio di uno su cui puntare se la vostra squadra sta perdendo (di nuovo) uno scontro decisivo per lo Scudetto.


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DC come Deve Concludere. Se, oltre ad essere un imprendibile slalomista e un incredibile passatore, Douglas Costa calciasse di più verso le porte avversarie, diventerebbe davvero micidiale. Nelle 39 presenze citate, sono arrivate appena 39 conclusioni tra campionato e coppa (36 in Serie A e 6 in Champions). Una media easy: un tiro a partita. Un bottino misero per uno come lui, che coincide con un apporto realizzativo lacunoso. Sono, infatti, solo 4 le reti da lui messe a segno in campionato (a cui se ne aggiunge una in Coppa Italia), mentre è vuota la rispettiva casella europea. 

DC è senza dubbio uno dei giocatori più forti del campionato italiano.
Sgusciante, velocissimo e altruista, è un freak per la Serie A. Un esemplare raro. Raro e decisivo, perché, in questo finale di stagione in cui molti calciatori della Juve sono sembrati un po' stanchi, le sue giocate sono state spesso risolutive. Il brasiliano, che non a caso ha vinto 7 degli ultimi 8 campionati disputati, ha trascinato i bianconeri verso il settimo scudetto consecutivo. E i tifosi juventini già pensano che anche l'anno prossimo... Dovrebbe Continuare.

#DAM


venerdì 4 maggio 2018

Oblak Mirror


Sì, lo so: potrei aver esagerato. Lo so che Oblak e Black Mirror non hanno tutta questa continuità, però il titolo suonava bene. Coerente con la linea editoriale, creativo e stupido al punto giusto. Azzardato, certo, ma in fondo con "un po'" di fantasia il senso si capisce. No? No? Damn per citare il titolo dell'ultimo disco del primo rapper a vincere il Pulitzer per la letteratura.

Vabbè, comunque oggi il tema è Jan Oblak. Ovvero uno dei migliori portieri del mondo. Anche ieri lo sloveno ha strenuamente difeso i pali dell'Atletico Madrid, garantendo ai colchoneros l'accesso alla finale di Europa League, in programma mercoledì 16 maggio a Lyon. Una delle qualità principali che tutti riconoscono alla squadra di Simeone è la solidità difensiva. Ma se l'Atletico prende pochi goal e non capitola praticamente mai, gran parte del merito è proprio del portierone.

Godetevi i suoi miracoli, prima di snocciolare le stats.



Tra le squadre dei principali campionati europei, l'Atletico Madrid è quella che vanta più partite a reti inviolate: 32 clean sheet su 55 match disputati. Quasi tutti, ovviamente, portano la firma di Jan Oblak. Lo sloveno, allargando gli orizzonti alle due stagioni precedenti, nell'ultimo triennio ha mantenuto pulita la rete in ben 80 circostanze, almeno 20 in più di qualsiasi collega dei principali campionati europei.

Quest'anno le reti subite da Oblak sono state:

18 in 34 partite di Liga (miglior difesa delle top leagues);
4 in 6 gare di Champions;
1 in 5 match di Europa League.


Uno spechio (IN INGLESE MIRROR, CAPITO?) capace di riflettere le conclusioni degli avversari, respingendo al mittente i tentativi degli attaccanti.

Eletto miglior portiere della Liga e membro della squadra dell'anno della Champions League nel 2016 e nel 2017, Oblak ha regalato a suon di miracoli la quarta finale europea in 7 anni all'Atletico Madrid. 

Vedremo se dopo le due dolorosissime sconfitte contro i cugini del Real, questa volta gli uomini del Cholo, protetti dal loro incredibile portiere, riusciranno a trionfare. Intanto, c'è chi ha già riconosciuto le qualità ultraterrene di San Jan da Skofja Loka.



 #DAM

giovedì 3 maggio 2018

Oltre le più rosse aspettative (scusa, Jurgen)

Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Di fronte ai miei 25 lettori, mi assumo compleatamente la responsabilità dei miei peccati commessi. Non mi riferisco tanto alle eccessive imprecazioni per l'ennesimo tonfo del mio Huawei, quanto piuttosto all'aver dubitato del sommo Jurgen Klopp nello scorso mese di settembre. Alla luce della recentissima conquista del suo Liverpool del diritto di disputare il prossimo 26 maggio la finale di Champions League, mi sento in dovere di farlo.


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Capiamoci però: quando scrissi quel post, si erano giocate 11 gare stagionali e il dato più emblematico del primo spezzone dell'annata 2017-18 del Liverpool erano i 19 goal subiti da una difesa troppo ballerina. Nel mese di settembre i Reds avevano conquistato 6 punti in 6 partite di campionato. Un record non esattamente soddisfacente per l'allenatore tedesco - ribattezzato "Jurgen Flop" - che iniziava a patire aspre critiche dai tifosi. Oh, io le ho solo riportate. Ci avrò anche ricamato su, but don't shoot the messenger!


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Io me le prendo le mie responsabilità, ma fino a quel momento nemmeno le più rosse aspettative avrebbero ipotizzato un Liverpool finalista della massima competizione europea. Eppure, sette mesi dopo, quel Jurgen fu-Flop è oggi un Jurgen Top (siamo pari, amico). Pertanto, è giusto ammettere l'errore, chiedere virtualmente scusa e riconoscergli i suoi meriti. Che poi, in fondo, non sono solo suoi ma di un'intera squadra, protagonista di una stagione da favola. Un assunto valido in particolare per tre elementi della rosa. Chi? Ve li indica lui.




La risposta alla precedente domanda era, sì, facile da immaginare. Il tridente offensivo del Liverpool sta vivendo una stagione veramente incredibile. Esaltati dal gioco spumeggiante di Klopp, Salah (10 goal), Firmino (idem) e Manè (9) sono diventati il trio più prolifico di sempre in una singola edizione della Champions League. Levando il primato a Ronaldo-Bale-Benzema, che nell'annata 2013-14 si fermarono a quota 28, i tre sono entrati nella storia della competizione e nell'elité del calcio europeo.


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Una macchina realizzativa che marcia compatta. Infatti, the terryfing trio è andato a segno nella stessa gara in ben otto occasioni quest'anno in Champions. Un altro record, ovviamente.  Non è un caso se con 40 reti, il Liverpool è la squadra che ha realizzato più goal in coppa. E per farlo ha avuto bisogno di appena 189 tiri. Un ottimo rapporto reti/conclusioni (il Real ne ha segnati 10 in meno, con 19 tiri in più). Efficacia e precisione, per la gioia della Kop.


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Dal punto di vista offensivo, il Liverpool ha mostrato individualità di livello altissimo. Le 10 reti di Salah e Firmino rappresentano, infatti, il massimo realizzato da un giocatore dei Reds in una singola stagione europea. L'egiziano, poi, è a quota 43 reti in totale quest'anno: altre 4 marcature nelle restanti gare e potrebbe eguagliare il record di 47 centri messi a segno da Ian Rush nella stagione 1983-84. Con la sua elettricità, Salah ha sorpreso tutti e deliziato i palati di tutti gli appassionati di calcio.


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Firmino, invece, ha raggiunto la doppia cifra in appena 11 gare, altro record. L'attaccante, inoltre, è il calciatore del Liverpool che ha corso più chilometri in questa Champions League (119.2), nonché il secondo giocatore in assoluto, dietro Kolarov (128.8). Inoltre, è anche medaglia d'argento in assist: con 8 passaggi decisivi, cede il primato al compagno di squadra Milner (9). Il falso nueve brasiliano è un vero uomo-squadra, presente ovunque e disposto a servire chiunque.



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Insomma, i Reds hanno sbancato il casinò. Macinando record e mietendo vittime, la squadra della città dei Beatles ha raggiunto un traguardo su cui a inizio stagione nessuno avrebbe scommesso. Adesso rimane solo un ostacolo a impedire di mettere la ciliegina sopra la torta: il  Real Madrid di Zinedine Zidane, bi-campione in carica e per la quarta volta finalista in un lustro. Una robina non da poco.


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I blancos hanno vinto le ultime sei finali disputate (contro la Juventus nel 1998, contro il Valencia nel 2000, contro il Bayer Leverkusen nel 2002, contro l'Atletico Madrid nel 2014 e nel 2016, di nuovo contro la Juve nel 2017), ma hanno subito l'ultima sconfitta proprio contro il Liverpool nel 1981 al Parco dei Principi: 1-0 con goal del terzino Allan Kennedy.

Vedremo se a trionfare saranno l'esperienza, l'abitudine e la consapevolezza dei bianchi di Madrid oppure l'entusiasmo, la fame e la determinazione dei rossi di Liverpol.

Il 26 maggio si avvicina, preparate i pop corn!

#DAM

mercoledì 2 maggio 2018

Guess who's back?


Nuntio vobis gaudium magnum habemus
finalista di Champions League e, toh che novità, è il Real Madrid di Zinedine Zidane. Dopo la vittoria per 2-1 ottenuta all'Allianz Arena, i blancos hanno pareggiato 2-2 in casa, guadagnandosi la terza finale consecutiva, la quarta negli ultimi 5 anni.


Tuttavia, basta dare un'occhiata ai dati della doppia sfida per capire che i bavaresi non sono stati affatto inferiori agli spagnoli. Anzi. Ad esempio, per quanto riguarda i tiri, il Bayern ha superato il Real per 33 a 16. Limitando il conteggio ai tiri in porta, il vantaggio dei tedeschi è di 13 a 7.

E le conclusioni non sono l'unica categoria a favore dei tedeschi. Infatti, molti altri valori relativi alla mole di gioco pendono a loro favore. Ad esempio, il Real Madrid ha battuto nei due match un totale di 9 calci d'angolo, mentre i corner del Bayern sono stati ben 21. Un dato che suggerisce come il pallino del gioco sia stato più nelle mani dei bavaresi che in quelle dei madrileni.

A confermarlo arrivano altre due importanti voci statistiche: il numero totale dei passaggi realizzati e la percentuale di possesso palla. Riguardo ai tocchi, il Bayern ha surclassato il Real: 1.065 a 685; 380 tocchi in più, spalmati sul 57.5% di possesso palla tenuto dagli uomini allenati da Jupp Heynckes.

Quest'ultimi hanno dominato la doppia sfida anche a proposito dei chilometri percorsi. Infatti, nel complesso i giocatori della squadra di Monaco hanno corso 228.8 km, contro i 221.4 del Real Madrid.

In pratica, un dominio tattico, tecnico e fisico. Ma, ça va sans dire, non realizzativo. Il Bayern, di fatto, ha sciupato la superiorità tracciata fin'ora riuscendo a tramutare in goal solo una minima parte delle occasioni create. Decisamente meno di quanto statisticamente avrebbe dovuto fare.
 

Tutto ciò ha un prezzo alto da pagare: un'eliminazione molto cocente. Viceversa, il Real vola a Kiev, dove sul prato dello Stadio Olimpico cercherà di rimettere in scena quanto già mostrato a Lisbona, Milano e Cardiff. Quest'anno la squadra di Madrid ha buttato fuori PSG, Juve e Bayern, ovvero tre delle favorite per la vittoria finale.

Gli uomini di Zinedine Zidane si presentano, di diritto, come i favoriti. L'allenatore francese, inoltre, in terra ucraina diventerà il terzo allenatore della storia (dopo Fabio Capello e Marcello Lippi) a disputare tre finali consecutive. Lui che in carriera non è ancora mai stato eliminato in Champions.

A prescindere dalle polemiche, siamo di fronte a una squadra epocale, destinata a rimanere nella storia. Vedremo se nell'ultimo atto della Champions League 2018 Sergio Ramos alzerà di nuovo il trofeo o se, invece, dalla semifinale di stasera tra Roma e Liverpool uscirà l'underdog capace di ribaltare i favori dei pronostici.

Chi vivrà, vedrà.

#DAM